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I Sentinellesi: il popolo che vive isolato dal mondo su un isola da più di 60.000 anni
Si pensa che vivano nell'isola da circa 60.000 anni: molto probabilmente i loro antenati hanno preso parte alle prime migrazioni preistoriche compiute dall'uomo fuori dal continente africano. Sono la tribù più isolata al mondo e rifiutano ogni contatto con l'esterno. Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, li ha definiti "la società più vulnerabile del pianeta", poiché, a causa del completo isolamento, non hanno sviluppato difese immunitarie verso malattie comuni e un semplice raffreddore potrebbe spazzarli via. Le informazioni che abbiamo sui Sentinellesi derivano, in gran parte, dalle osservazioni effettuate da imbarcazioni ormeggiate a distanza di sicurezza dalle frecce, o dai brevi periodi in cui la tribù permise alle autorità di avvicinarsi abbastanza per consegnare alcune noci di cocco. Non si sa neppure con quale nome si riferiscano a sé stessi. I Sentinelesi cacciano e raccolgono nella foresta, e pescano nelle acque costiere. Diversamente dalla vicina tribù degli Jarawa, costruiscono imbarcazioni: si tratta di canoe a bilanciere molto strette, descritte come “troppo strette per contenere due piedi.” Possono essere usate solo in acque poco profonde perché devono essere guidate e spinte usando un palo, come una zattera. Si pensa che i Sentinelesi vivano in tre piccoli gruppi. Le loro abitazioni sono di due tipologie: grandi capanne comunitarie con diversi focolari per più famiglie, e rifugi provvisori che a volte si possono vedere sulla spiaggia senza pareti laterali e con spazio sufficiente per un solo nucleo familiare. Le donne portano una cordicella di fibra intorno alla vita, al collo e alla testa. Anche gli uomini usano collane e fasce attorno al capo mentre in vita hanno una cintura più spessa; portano anche lance, archi e frecce. Spesso i media descrivono la tribù come appartenente all’ “età della pietra” ma questo, naturalmente, non è vero. Non vi è alcuna ragione per credere che i Sentinellesi abbiano vissuto nello stesso modo per le decine di migliaia di anni da cui probabilmente abitano nelle Andamane. Come tutti i popoli, anche il loro stile di vita sarà cambiato e si sarà adattato molte volte. Ad esempio, oggi utilizzano il metallo che è arrivato dal mare sulle loro rive o che hanno raccolto dai resti delle barche naufragate sulle barriere coralline dell’isola. Il ferro viene affilato e utilizzato come punta per le frecce. Nella seconda metà del 1800 M.V. Portman, funzionario britannico “Responsabile degli Andamanesi”, sbarcò con una grande squadra sull’isola di North Sentinel nella speranza di contattare i Sentinelesi. La squadra era formata da funzionari, detenuti e uomini di altre tribù andamanesi già entrate in contatto con i britannici. Trovarono sentieri e villaggi abbandonati di recente, ma nessun Sentinelese. Dopo qualche giorno incontrarono una coppia di anziani e alcuni bambini che furono portati “nell’interesse della scienza” a Port Blair, la capitale delle isole. Come prevedibile, presto si ammalarono e gli adulti morirono. I bambini furono riportati sull’isola con numerosi regali. Non si sa quanti membri della tribù si ammalarono a seguito di questa “ricerca scientifica” ma è probabile che i bambini abbiano trasmesso le loro malattie, con conseguenze devastanti. È una mera congettura, ma forse questa esperienza può spiegare la continua ostilità dei Sentinelesi e il loro rifiuto al contatto con gli esterni? Nel corso degli anni ’70 la autorità indiane effettuarono viaggi occasionali a North Sentinel nel tentativo di rendersi amica la tribù. Spesso queste spedizioni avvenivano sotto il controllo di dignitari in cerca di un’avventura. Durante uno di questi viaggi furono lasciati sulla spiaggia due maiali e una bambola: i Sentinelesi uccisero i maiali con una lancia e li seppellirono insieme alla bambola. Negli anni ’80 le visite divennero più regolari: le squadre cercavano di sbarcare in un luogo fuori dalla portata delle frecce della tribù e lasciavano in dono noci di cocco, banane e punte di ferro. A volte i Sentinelesi sembravano fare gesti amichevoli; altre volte, invece, portavano i doni nella foresta e poi scagliavano frecce in direzione della squadra di contatto. Nel 1991 sembrò esserci una svolta. Quando i funzionari arrivarono all’isola di North Sentinel, i membri della tribù fecero capire a gesti che volevano i doni e, per la prima volta, si avvicinarono senza armi. Entrarono persino in acqua in direzione della barca per raccogliere altre noci di cocco. Ma questo contatto amichevole non era destinato a durare: i viaggi per lasciare doni continuarono per alcuni anni, ma gli incontri non furono sempre amichevoli. A volte i Sentinelesi puntavano le loro frecce verso il gruppo di contatto, e una volta attaccarono una barca di legno con le loro adzes (un’ascia di pietra per tagliare il legno). Nessuno sa perché prima abbandonarono e poi ripresero l’ostilità verso le missioni di contatto, nè se qualcuno sia morto a causa di malattie contratte durante queste visite.
Nel 1996 le missioni regolari per portare doni cessarono. Molti funzionari cominciarono a mettere in dubbio l’idea di contattare un popolo sano e felice, che da oltre 55.000 anni viveva in modo prospero e indipendente. Per le tribù dei Grandi Andamanesi, i contatti amichevoli avevano avuto solamente un impatto devastante. Quasi sicuramente, anche il contatto prolungato con i Sentinelesi avrebbe portato a tragiche conseguenze. Negli anni che seguirono furono effettuate solo visite occasionali, e le risposte continuarono ad essere diverse. Dopo lo tsunami del 2004, i funzionari effettuarono due visite per controllare, a distanza, che la tribù fosse in salute e non soffrisse in alcun modo. Fu allora che le autorità dichiararono che non ci sarebbero stati ulteriori tentativi di contattare i Sentinelesi.