@MissAborto
oggi avevo proprio voglia di parlare con la psicologa, nel senso che io parlavo e lei mi ascoltava senza interrompermi. Avevo voglia di essere ascoltata e quindi
ho iniziato il mio discorso con "allora", ho parlato di quasi tutto, è stata un'ora che mi sembra essere volata veramente.
Le avevo detto che desideravo fare un discorso lunghissimo messi in ordine quasi tutti i pensieri, alla fine l'ho fatto a lei.
Intanto le ho parlato dei miei ultimi successi personali e del raggiungimento dei miei obiettivi, e anche il fatto che io finalmente riesca a riconoscermi dei meriti è un obiettivo.
Io mi riconosco qualcosa e parlo bene di me, non ci avrei mai creduto.
Poi le ho parlato di quanto il mio rapporto con il cibo ultimamente sia instabile.
Spiego meglio, soffro di fame nervosa e sto provando a liberarmene. In più a me piace il mio fisico, ma penso che tra cose passate, standad e pensieri comuni della società io non riesca ad accettarlo.
Non è brutto, e poi non ho neanche tutti sti chili in più, semplicemente mi sento in difetto e a disagio. Quando sono sola sto bene, è il pensiero che gli altri possano pensare che io sia "di più" mi terrorizza.
E so da che cosa è scaturita questa paura, ma tralasciamo.
Le ho parlato anche del fatto che sto provando a "risollevarmi" ma in modo diverso dalle precedenti e dalle mie abitudini. Sto cercando uno stile di vita che sia adatto a me e che mi faccia trovare un equilibrio che (da quest'estate fino ad adesso) non ho potuto avere più del solito.
Certe volte vivo come se non mi fosse mai successo niente e non lo riconosco, però se mi metto a riflettere in realtà tutto quello che è successo non è da poco.
Per l'appunto ogni volta che parlo con qualcuno di questi argomenti e mi dicono che sono "forte" provo immenso fastidio, probabilmente elimino certi pensieri per evitare il trauma e questo mi infastidisce.
SORVOLIAMO
Ultimamente mi accorgo sempre di più che la persona tossica non sono io, anche se nelle relazioni tendo a darmi sempre la colpa perché io sono quella "piena di problemi" e con "il carattere particolarmente difficile". Non ho rancore verso quella persona però provo un sacco di pena, perché è totalmente assuefatto da sé stesso. Oltre al fatto che ho sempre pensato che avesse un disturbo paranoide di personalità o altro, e sarebbe anche plausibile vedendo com'è cresciuto, ma ho sempre evitato di dirlo. Quando hanno iniziato a dirlo anche tutti quelli che mi stavano vicino e che vedevano cose oggettive mi sono sentita quasi letta nella mente. Tra l'altro è in fase di negazione assoluta, e probabilmente lo sarà tutta la vita.
La persona subdola che è mi fa veramente ribrezzo, è raccapricciante e mi viene il voltastomaco se penso che io ancora riesca a provare dei sentimenti per una persona del genere.
I miei primi sentimenti sinceri e reali, buttati per una persona del genere.
Quando mi ha riscritto tempo fa mi è venuto un attacco di panico perché avevo paura di poter perdonargli ancora un'altra cosa.
Ogni santissima volta che io gli giustificavo o pedonavo qualcosa passavo con un camion sopra di me, quasi inconsciamente, pensavo ne valesse la pena.
N'è valsa la pena soltanto perché ho imparato delle cose, mi sto liberando da questa sottospecie di circolo vizioso ed è stata "la spinta" finale che mi serviva.
Ovviamente non è quello che la me del passato immaginava, ma forse è meglio.