@unipocondriacafelice67
Il Campo di Theresienstadt
La letteratura non è solo fatta di famose opere, lunghissimi poemi e poeti che troviamo e ritroviamo nei nostri libri di scuola. Ci sono anche storie e racconti, a cui non viene dato molto risalto purtroppo, e sono poco conosciute. Oggi vi racconterò una di queste storie, la testimonianza di un uomo sopravvissuto al terribile campo di concentramento di Theresienstadt.
Nel 1940 intorno a Terezìn, una cittadina vicino Praga, vennero costruite delle alte mura che circondavano i confini, e da quel momento tutti quanti si ritrovarono in gabbia. La città venne battezzata Theresienstadt e vennero costruiti moltissimi edifici e strutture destinati a diventare un campo di concentramento. Lo si voleva presentare come modello di insediamento ebraico per la propaganda nazista, ma in realtà era un campo di concentramento destinato allo smistamento dei prigionieri in altri campi di sterminio.<br /> Nello stesso anno tutti i non-ebrei furono cacciati dalla città. In un gelido giorno del 1941 la popolazione venne avvertita che l'indomani era previsto un rastrellamento di mille giovani, se non si fossero consegnati spontaneamente. Era permesso portare con se un piccolo bagaglio all'interno del campo. Il giorno dopo, la gente rimasta si accorse di un fatto curioso: la libreria era stata svaligiata e non rimanevano che pochi volumi. Il giorno prima infatti, i ragazzi si erano accalcati in massa nella libreria della città, e avevano preso uno o due libri da portare con sé nel campo, al posto di cibo, vestiti o affetti personali. Così scelsero di rimanere vivi grazie alle parole di uno scrittore che con una coperta o con un tozzo di pane in più.
~Disegno di un bambino del campo di Terezìn<br /> Ancora oggi il ghetto di Terezìn è ricordato come luogo di concentramento dei maggiori artisti, scrittori, sportivi e in special modo musicisti ebrei, che al posto dei libri nelle loro valigie misero gli strumenti musicali. E tra tutto quell'orrore riuscirono a portare la loro musica.<br /> #letteratura #ghettoditerezìn