@stefajo_

Mi dispiace.

Quanta gente avete sentito dirvi "mi dispiace" nel corso della vostra vita? Per quanto mi riguarda, decisamente troppa.

Con il tempo ha iniziato quasi a darmi fastidio. E poi sono arrivato ad oggi, ai giorni in cui sentire pronunciare queste due parole significa avere davanti un ipocrita.

Capita che io sia in cattiva fede e pensi che la gente lo faccia per mantenere un maschera, o per perculare...ma in realtà pensandoci bene credo che sia solo sinonimo di non sapere cosa si stia dicendo.

Capisco vagamente il voler contenere, o meglio "tamponare", un eventuale flusso di dolore. Ma lo capisco fino ad un certo punto. Quasi sempre quando qualcuno ti racconta qualcosa di tragico la risposta è "mi dispiace". Ma cazzo, non è obbligatorio dire qualcosa. Ho un amico che non mi ha detto mezza parola dopo che gli ho parlato per un'ora e mezza di quanto fosse una merda perdere un nonno. Ma l'ho apprezzato tanto, più di tutti, perché vedevo che stava davvero ascoltando e assrobendo le mie parole. Decine di conoscenti e parenti che si dicevano dispiaciuti. E decine di compagni di scuola, utenti di insegreto, amici di penna che dicono "mi dispiace" come se fosse "ciao". Tutti si dicono empatici perché alla prima storiella del cazzo che sentono fanno cadere due lacrime, ma non funziona proprio così.

Dispiacersi significa stare (anche se molto poco) un po' male, e quindi influenzati, da qualche cosa. Vuol dire che dopo aver saputo che una mia cara amica deve abbandonare la sorella per questioni di maltrattamento ogni tanto ci penso e mi cruccio. Mi dispiace. Il fatto che il gatto di mia nonna sia morto non mi fa stare male, mi rattrista solo nel momento in cui ne si parla. Anche quando la vedo mentre ne parla non sono dispiaciuto, sono solo intristito dall'atmosfera del momento. Mi dispiace invece a come sempre lei ha dovuto veder morire sua madre, ogni tanto ci penso e dico "spero che non debba mai succedere una cosa del genere".

Anche qui sul sito sento raccontare un sacco di storie, e ovviamente sono tutte vissute in prima persona a chi le scrive. Ma poche volte qualcosa mi tocca veramente. L'altro giorno un utente mi ha raccontato di come vorrebbe avere un rapporto con il padre, ne abbiamo parlato e ho (stranamente, lo ammetto senza problemi) un po' empatizzato. Da quando ci ho parlato la questione mi è venuta in mente ancora 3/4 volte, e ho subito pensato a quanto io sia fortunato ad avercelo un rapporto con mio papà. E mi sono sentito anche di merda pensando di vivere senza sapere chi sia colui che mi ha messo al mondo. Questo vuol dire dispiacersi.

Nessuno che non sia sadico chiede che le proprie storie facciano dispiacere gli altri. Le volte che mi è capitato ho pensato "mi dispiace" che raccontare un mio stato emotivo di merda abbia fatto stare un po' peggio anche altra gente.

E capisco pure chi mi dice "beh, ma sul momento ci rimango un po'...mi viene naturale dirtelo". Beh, senza dubbio. Non hai torto.....però l'importante è che tu sappia che se usi queste due parole come intercalare ti stai sbagliando. Puoi dirlo, ma bene che tu sia consapevole del significato di dispiacersi.

Mi scuso per la lunghezza di sto discorso, ma non ho potuto fare a meno di qensare quanto l'egoismo dell'essere umano sia la sta stessa intelligenza. È fottutamente affascianante.