@Albo216
IL GIORNO CHE SPENSERO LA MUSICA
Questo è un racconto di fantasia scritto da me alla fine del 2020, ma che non ho mai riletto né pubblicato da nessuna parte e da allora è rimasto confinato nel mio hard disk.
Lo pubblico qui senza apportare alcuna modifica.
Vivo da sempre nella musica, mio padre collezionava dischi e cassette di artisti da tutto il mondo e ho sempre amato il mondo del divertimento, al punto da impegnarmi per trasformarlo in un lavoro.
Da adolescente prendevo scarsi voti a scuola perché perdevo tempo a realizzare i miei primi mix con un registratore multitraccia che mio padre aveva nel suo studio casalingo.
Mix sui quali mi dilettavo a cantare.
Ovviamente mi prendevo molti riproveri da lui, che preferiva che io studiassi per diventare avvocato.
Riuscii comunque a diplomarmi, e dopo il diploma, con i primi soldi guadagnati lavorando in un bar durante l'estate, mi iscrissi a un corso per diventare dj.
Nel frattempo iniziai a frequentare alcuni locali della mia città insieme ai miei amici. Mio padre iniziava ad essere fiero di me, ma si dimostrava anche molto preoccupato. Alcuni di questi amici usavano sostanze e frequentavano brutte compagnie, d'altronde erano gli anni d'oro della polvere bianca, come veniva chiamata, ma io sono sempre stato un bravo ragazzo e le droghe mi hanno sempre fatto schifo, non ho mai fumato nemmeno le sigarette.
Presto abbandonai la mia prima comitiva extrascolastica, con alcuni litigai, uno di loro successivamente morì di overdose, non ne volli più sapere di uscire la sera, ma nel frattempo mi fidanzai con una ragazza che frequentava il corso da dj con me.
Ero felice di condividere la mia passione per la musica con lei, quando andavo a lezione mi sentivo al settimo cielo.
Continuai a lavorare per bar e pizzerie come cameriere e, dopo un periodo di crollo psicologico durato circa un anno e mezzo, fui chiamato come animatore in un villaggio turistico.
La mia stagione estiva doveva svolgersi lontano centinaia di chilometri dalla mia città e dalla mia ragazza, che era preoccupata per me; temeva che la trascurassi.
All'epoca non c'erano internet e smartphone, per cui durante la stagione comprai uno di quei primi cellulari a contratto coi quali si poteva a malapena chiamare e ricevere, tanto che leggere il numero del mittente era un lusso.
La mia ragazza però sembrava più fredda con me, forse era gelosa, forse intuiva qualcosa, d'altronde facendo l'animatore è difficile non legarsi ai propri compagni di avventura... se poi sono del sesso opposto può nascere qualcosa di più di una semplice amicizia!
Tornato in città, scoprii con amarezza che la ragazza non provava niente per me. In realtà a lei piacevano le donne, ma all'epoca certe cose non si potevano confessare. Lo confessò a me, sapendo della mia mentalità aperta, implorandomi di non dirlo a nessuno, e mi lasciò, ufficialmente rimanendo amici.
Arrivò un altro crollo psicologico, per un periodo ogni giorno ascoltavo "Rimmel" di De Gregori... credo di aver consumato quel disco...
Per fortuna il nuovo millennio iniziò sotto una buona stella per me. Avevo finalmente un pc, un masterizzatore e un lettore CD, e altre nuove amicizie molto più mature della mia comitiva precedente.
Quell'estate fu un'estate d'oro perché fui chiamato in un altro villaggio turistico, ma come dj. Mi piaceva molto giocare con i bambini e i ragazzi, ballare, intrattenere e fare battute, e dalla mia stagione precedente avevo imparato a fingere allegria anche nei momenti più difficili, quando cioè la mia precedente ragazza stava per lasciarmi.
Ma mettere la musica, toccare quella consolle, scegliere i brani, per me era molto di più. Sentivo di essere il padrone delle feste e delle serate. Per via del contesto dovevo suonare brani commerciali famosi, tutti cantavano "Vamos a Bailar" di Paola e Chiara e ballavano sugli Eiffel65, ma ogni tanto osavo, ed ero contento quando la pista si scateneva su "Rewind" di Artful Dodger. Credo di essere stato il primo, dalla mie parti, a lanciare Craig David, credevo molto in quel giovanotto, tanto che il suo album d'esordio fu uno dei miei primi CD acquistati.
La ciliegina sulla torta di quell'estate fu una ragazza, un'altra ragazza, che mi conquistò al primo sguardo.
Lei era diversa dalla ragazza del corso da dj, con la quale rimasi comunque in buoni rapporti pur avendola ormai persa di vista.
Con lei mi era tornata la vera gioia di vivere, tanto che il dispiacere di lasciare il villaggio a fine stagione presto lasciava spazio al mio sogno d'amore, sogno vissuto con un certo realismo, dato che ormai avevo un bel lavoro che mi appassionava e mi faceva girare l'Italia e l'Europa.
Lei rispetto all'altra comprendeva le mie assenze, sapeva a cosa sarebbe andata incontro, tanto che, dopo un anno di convivenza, decidemmo di sposarci.
Il mio matrimonio fu un giorno particolare, perché quel giorno malauguratamente ebbi un po' di febbre, quindi non fu proprio il massimo. Ma l'avevamo in mente da due anni. Non potendo ballare, per deformazione professionale, passai il pomeriggio ad apprezzare la playlist del dj della festa, che era un amico della mia precedente ragazza. Rimasi colpito dalla scelta musicale, tanto da sentire di avere molto ancora da imparare, soprattutto se si deve scegliere la musica da mettere in certe occasioni.
Io provengo da una formazione discotecara, anche se commerciale, e mi sarei sentito inadeguato a suonare per un matrimonio, o comunque a cerimonie con gente di ogni età. Bisogna accontentare tutti. Non puoi mettere hip hop in una festa di settantenni, come è impensabile cercare di intrattenere gli adolescenti di oggi mettendo gli ABBA per tutta la serata.
Ma a mio figlio ho voluto dare un'educazione musicale seria, senza però farlo fossilizzare su un genere. A otto anni apprezzava "Immigrant Song", pur senza capirne il significato, ma si scateneva benissimo su "Day & Night" di Kid Cudi.
Non sono mai stato molto severo con lui, a quello ci pensava mia moglie, ma comunque è sempre stato un bravo bambino e ragazzo, non ci ha mai dato problemi a scuola come invece ne davo io ai miei.
Negli anni mio figlio è diventato più furbo di me, e proprio per questo lo adoro.
Ma lasciamo perdere i sentimentalismi e parliamo del vero motivo per cui ho scritto questo racconto: il 2020.
Questo 2020 è un anno difficile per tutti noi, ha cambiato le carte in tavola per tutti, ha stravolto totalmente le nostre esistenze. Questo maledetto virus ci ha tolto l'intrattenimento e il divertimento, che fino all'anno scorso erano tutta la mia vita. Una vita vissuta per la musica, per divertirmi e per far divertire gli altri.
Siamo stati tra i primi a chiudere, a fine febbraio.
Poi è arrivato il lockdown e siamo rimasti chiusi in casa come tutti gli italiani che non lavoravano o che lavoravano nei settori considerati "non essenziali". Quelli come noi. Quelli della notte, ma anche delle serate danzanti, quelli delle discoteche prima e delle balere poi.
Ma non mi sono perso d'animo, tanto che ci ho pensato io ad animare il palazzo con i flashmob. Ogni domenica, portavo il mixer e le mie attrezzature da dj sul balcone, illudendomi di avere una pista davanti a me.
Poi è arrivata l'estate, ma sapevo che quest'estate 2020 sarebbe stata strana. Non potevo certo radunare le persone come facevo prima. È vero, ci sono stati molti assembramenti non autorizzati, anche mio figlio a luglio ha partecipato a una festa privata con degli amici, ma io ho preferito evitare e preferisco tuttora evitare di mettermi a rischio e mettere a rischio gli altri per una serata di divertimento.
La salute è la prima cosa che conta, ed io, non fumando e facendo una vita sana, lo sapevo già da prima.
Speriamo che un giorno possa tornare il divertimento come lo abbiamo inteso fino a pochi mesi fa.