@Raining
Ma la domanda è: perché intervistare per i giornaletti locali quelli usciti con 100 e non, per esempio, quelli usciti con 61? Descrizione
Riflettiamoci insieme.
Antonella è uscita con 100 (magari pure con lode). Tutto bene, so cosa fare del mio futuro, ringrazio i professori, bla bla bla. È abbastanza ovvio che non parlerà mai male della propria scuola, né della scuola in generale, specie se (come appare in queste scuole nel forlinese in cui stanno facendo le interviste) i 100 volano.
Erminio è uscito con 61. 61 è un voto bassino alla maturità, Antonella direbbe che non hai studiato. Risposta spesso errata, perché basta frequentare un anno di scuola italiana per scoprire che su quel 61 influiscono: preferenze; assenze; cognome; nome; sesso; sessualità; origine; accento; madre padre nonni zii; ideologia e partito politico (spesso presunti); voglia di vivere; beneplacito della mafia; corruzione; leccaculaggine; e poi, in fondo in fondo, forse anche lo studio. Questo, chiaramente, influisce anche sull'andamento durante i 5 anni e su cosa ne viene fuori dopo: bellissimi i dolci di Iginio Massari, un po' meno se ad aiutarlo c'è corVelia Demon che fa di tutto per guastarli.
Erminio le dice queste cose perché le ha provate. Antonella no.
Perché non intervistiamo un po' di 61 per migliorare la scuola? Sarebbero articoli senza dubbio più interessanti.