@Robin_
Mi sono reso conto che seguivo un sacco di pagine cringe del genere, il cringe che andava di moda nel 2016
Era da tempo che sapevo di dover ripulire un bel po’ di account che seguivo su Instagram. Erano più di mille e in gran parte di gente che conoscevo a malapena/non conoscevo/pagine inutili tipo questa. Gran parte delle pagine poi non postavano da anni, quindi era ancora più deprimente. Ho ritrovato anche vari account “adolescenziali” di gente che conosco, che poi ha dimenticato di cancellare e sono rimasti lì, pieni di foto con i filtri di Retrica, gli scatti sulle scale delle scuole medie, le gite scolastiche al museo. In una di queste c’ero anch’io, e devo dire che a 13 anni ero veramente minuto rispetto ai miei coetanei. Ora per fortuna passo inosservato nella media, e mi sta bene. Tornando a Instagram, ho deciso di fare proprio una pulizia avanzata. Toglierò anche un bel po’ di foto che voglio tenere private, toglierò anche la gente tra i follower che non ho visto negli ultimi 5 anni. Forse sembrano tanti, ma non è che vedo molta gente di solito, quindi 5 anni sono ragionevoli. È soddisfacente “togliere” dalla propria vita gente inutile. Prima passavo troppo tempo a guardare storie di gente stupida o sconosciuta che faceva cose. Non aveva alcun senso. Ho deciso di tenere solo chi effettivamente mi interessa sapere cosa fa. Gli altri via, così imparano a pubblicare 10 storie al giorno. Mi dà troppo fastidio questa cosa che nei social tutti credono di essere i ferragnez. È questo che ha fatto la ricchezza dei social, lo so, ma è stupido. Non concepisco tutta questa avidità di essere al centro dell’attenzione, di far vedere le vostre vite “perfette” (se mettete post e storie da fighetti/e) o “imperfettamente perfette” (se ogni tanto mettete la storia dove piangere con #salutementale). Dio mio che ridicolo. Questa bramosia di apparire e sembrare felici ha un senso? Che poi manco siete più felici e spensierati della media, siete banalmente la media. Ostentate la cena al ristorante, il calice di vino, la foto allo specchio, l’ombelico fuori, il piercing al naso, la borsa di marca. Ma queste cose rendono felici voi o rendono felici il vostro ego? Senza quelle cose siete qualcuno, o quelle cose fanno parte della vostra identità? Siete qualcuno se togliamo dal sistema l’iPhone, la Mercedes, il Daniel Wellington, il Moet Chandon, le golden goose, il cagnolino di razza e l’appartamento al mare? Mi sa di no. La domanda che viene naturale farsi è: come si fa ad essere qualcuno? La risposta di certo non sarò io a darvela, perché sono il primo a non conoscerla e a non essere nessuno. Anzi, non pubblicando le cose elencate sopra e robe simili sono ancora più nessuno degli altri. Magari mi consideravano pure un “guardone”. Ottimo, da oggi non lo sarò più, vivetevi le vostre vite senza la soddisfazione di mostrarle agli altri ogni 5 minuti. Credo che in ogni caso però un buon punto di partenza per essere qualcuno sia lavorare dentro, e non fuori. Essere e non mostrare di essere. L’ingrediente base credo sia l’umiltà e la modestia. Da eliminare completamente l’arroganza, la presunta superiorità, la vanità e l’ostentazione di sé. Vi sentite superiori? Abbastanza normale, ma non ha senso metterlo in pratica spudoratamente. Dimostratelo con modi semplici piuttosto.