@Sono_un_pinguino
Ecco qui il testo

Ero sulle scale che portavano alla cima del palazzo di 6 piani in cui vivevo. Passi pesanti, stanchi, correvano sotto i miei piedi e quasi emettevano un rumore impercettibile, ma io, dentro di me, sentivo dei tamburi che, sempre più forti, mi privavano della mia tranquillità. Uscii fuori, finalmente arrivata alla mia meta, il tetto. In quel momento nemmeno il mio tenero cuore riusciva a spiegare le emozioni che provava, non sapevo nemmeno il perché di tutto quello che stava succedendo, tutto quello che mi stava succedendo.
Quel tetto ormai era diventato di mia proprietà, imbandito di stendini per i panni e cumuli di tovaglie malconce, forse lasciate lì da qualche nonnina. Ma tra tutta quella confusione creata da pezzi di stoffa e cianfrusaglie si intravedeva una cassa di legno massello, quella cassa in principio era del mio vecchio padre. Lui me la regalò e io la usai per custodire tutti i miei disegni e le mie poesie, insomma, i miei piccoli tesori.
Ogni sera andavo lì per scrivere o disegnare, ascoltando musica nella solitudine della notte, seduta su una vecchia panchina di plastica, piena di polvere e rovinata dal sole. Ma quel giorno non ero lì per quello. Infatti con uno sguardo alla luna e un salto, smisi di respirare. Tutta la mia misera vita passò davanti ai miei occhi, annegati nelle lacrime, in quei pochi secondi prima di incontrare il suolo. Tutto buio, niente più dolore, pensieri suicidi o autolesionismo. Niente brutti ricordi di violenza e urla, niente sangue sulle mani, niente di tutto ciò. Per me quello era il paradiso, la pace.