@Il_ragazzo_cinefilo

VELLUTO BLU 
Velluto Blu (Blue Velvet) di David Lynch con Isabella Rossellini, Kyle MacLachlan, Dennis Hopper e Laura Dern; USA, 1986; colori; 120’ (2h); noir. 
Il giovane Jeffrey denuncia alla polizia di aver trovato un orecchio nel prato vicino a casa; insieme a Sandy, la figlia del tenente per la quale ha preso una cotta, comincia a indagare sulla faccenda. 
 
Il giovane studente Jeffrey Beaumont torna nella città natale di Lumberton dal collegio di Oak Lake per assistere il padre, colpito da un malore. Di ritorno dall'ospedale, il ragazzo attraversa un terreno abbandonato e lì, in mezzo all'erba, trova un orecchio umano mozzato. Dopo aver denunciato l’accaduto al detective Williams, Jeffrey conosce la figlia di lui, Sandy, assieme alla quale comincia a indagare. I loro sospetti ricadono su una giovane cantante che abita in un condomino poco lontano dalla casa dei Williams, Dorothy Vallens. Una sera dunque Jeffrey si intrufola nella casa della donna, ma quest’ultima lo sorprende e lo minaccia con un coltello. Quando sente bussare alla porta, gli intima di nascondersi nell’armadio e Jeffrey obbedisce. Nell’appartamento entra un uomo, Frank Booth, un pericoloso criminale pervertito e drogato che ha con Dorothy un morboso rapporto di sesso e violenza. Dopo aver assistito ad una scena di stupro da parte di Frank verso la cantante, Jeffrey capisce che il vero artefice della faccenda su cui sta indagando e proprio quell’uomo, e si pone l’obbiettivo di salvare Dorothy dalle sue perversioni e il marito e il figlio della cantante, rapiti da Frank in precedenza poichè ossessionato dalla Vallens. 
 
Conoscevo già David Lynch prima di guardare Velluto blu, sapevo che era rinomato per i suoi film dagli elementi grotteschi e quasi inquietanti, di conseguenza credevo di sapere a cosa andassi incontro prima di vedere questo film, pensavo che ciò che ci fosse al suo interno non mi avrebbe impressionato più di tanto. Mi sbagliavo. Sono presenti diverse inquadrature che mi hanno suscitato un senso di disgusto (come la scena dello stupro di Dorothy o nella sequenza di apertura, quando appare un primo piano su una moltitudine di insetti). In alcuni momenti, mi è capitato di ragionare nella mia testa e domandarmi “Cosa cazzo sto guardando?”. Ma, nonostante tutto, il film è molto bello, la trama è scorrevole, i personaggi sono molto ben caratterizzati e l’interpretazione di Isabella Rossellini è fantastica. Ciò che mi è piaciuto particolarmente sono la sequenza iniziale e la sequenza finale: le inquadrature sono le stesse, e trasmettono un senso di pace e tranquillità nello spettatore. Penso che nella scena finale le inquadrature siano uguali a quelle dell’inizio perchè, dato che esse suscitano un sentimento di calma, di tranquillità, di quiete che caratterizza le piccole cittadine americane come quella presente in Velluto blu, ci fanno capire che ormai non c’è più motivo per essere disgustati o spaventati dagli avvenimenti agghiaccianti avvenuti nel corso della storia: il male è stato sconfitto e la pace è tornata. In quella iniziale, invece, ci viene presentata una cittadina calma e tranquilla, dove nessuno si aspetterebbe che al suo interno ci possano vivere e agire dei criminali, ma questi pensieri vengono completamente stravolti quando entra in scena l’orecchio mozzato, suggerendoci che il film non è ambientato nel paese pacifico e gradevole che ci era stato presentato solo pochi minuti prima: esso, infatti, come ogni altra città del Mondo, ha i suoi lati oscuri. Per questo motivo penso che quella di Velluto blu sia una delle scene iniziali più geniali della storia del cinema. 
 
Sconsiglio la visione di questo film ad un pubblico facilmente impressionabile. 
 
Come sempre, se siete interessati alla visione vi lascio il link del trailer qui sotto: 
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=pTQqbdYdeVM" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?v=pTQqbdYdeVM</a>

★ Recessione n. 8 ★

EVITA 
Evita di Alan Parker con Madonna, Antonio Banderas, Jonathan Pryce e Jimmy Nail; USA, 1996; colori; 123’ (2h 15 min); musical/biografico. 
Il film è tratto dall'omonimo musical di Andrew Lloyd Webber e racconta la vita della first lady dell’Argentina Eva Peron, moglie del presidente Juan Peron. 
 
Argentina. Eva Duarte è la figlia illegittima di un borghese i cui parenti non la accettano come tale. Ella, allora, all’età di 18 anni, convince il celebre cantante Agustin Magaldi di portarla con sé a Buenos Aires; qui, frequentando diversi uomini che lavorano nel mondo dello spettacolo, riesce a fare carriera come attrice radiofonica, teatrale e cinematografica. La sua fama cresce così tanto che una sera, durante un concerto di beneficenza per ricavare il denaro necessario al fine di aiutare la popolazione di San Juan, colpita da un terremoto, viene riconosciuta dal colonnello Juan Peron, che si invaghisce di lei e la sposa. Quando diventa presidente, Peron assieme a sua moglie Eva (affettuosamente soprannominata dal popolo dell’Argentina “Evita”) cerca di diffondere il peronismo, un movimento rivoluzionario nazional-populista. 
Tutta la vicenda è raccontata sotto il punto di vista di Che, un argentino rivoluzionario che non condivide le idee politiche di Evita e suo marito. 
 
All’interno di questo film i dialoghi sono inesistenti: tutto è interamente interpretato dalle canzoni. Vale la pena vedere questo film per l’eccezionale musica di Webber (e anche per la canzone “You must love me”, composta appositamente per la versione cinematografica del musical), per la trama e per il modo in cui essa viene raccontata e per l’interpretazione di Madonna, la cui performance della canzone “Don’t cry for me, Argentina” è, a mio parere, la migliore rispetto a tutte le altre interpretazioni. Un fatto molto interessante è che il film venne girato in alcuni dei luoghi dove visse realmente Eva Peron (come il balcone della Casa Rosada di Buenos Aires per le scene dei discorsi di Evita e Juan): per fare ciò, Madonna incontrò di persona il presidente dell’Argentina Carlos Menem e lo convinse ad utilizzare la Casa Rosada, che era la residenza presidenziale, per le riprese del film. 
 
Come sempre, se siete interessati alla visione vi lascio il link del trailer qui sotto: 
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=KLzy3r3KW_c" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?v=KLzy3r3KW_c</a>

★ Recensione n. 7 ★

MAMMA ROMA 
Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini con Anna Magnani, Ettore Garofolo, Franco Citti e Silvia Corsini; Italia, 1962; B/N; 102’ (1 h 52 min); drammatico. 
Mamma Roma è una prostituta che per amore del figlio decide di diventare una donna rispettabile. Il giovane però fatica a perdonarle il suo passato. 
 
Città di Roma, anni ‘60. Roma Garofolo, chiamata da tutti Mamma Roma, è una prostituta decisa a cambiare vita. Quando il suo protettore, Carmine, convola a nozze, Mamma Roma è finalmente libera da ogni legame di possesso; va a prendere così il figlio Ettore, che si trova a Guidonia, e si trasferisce in un appartamento nella periferia di Roma, convinta che lì il figlio sia in grado di trovare un lavoro. Egli, tuttavia, inizia a frequentare un gruppo di ragazzi delle borgate vicine che organizzano piccoli furti e si innamora di Bruna, loro amica. Mamma Roma viene a sapere della sua relazione e si indispettisce: vuole che il figlio aspiri al meglio. Quest’ultimo, tuttavia, non la vuole ascoltare, poichè disgustato dalla sua professione. 
 
Questo è sicuramente uno dei film più famosi di Pasolini. La trama è, a mio parere, abbastanza scorrevole (in quanto ci sono diverse scene in cui i dialoghi sono leggermente noiosi); la colonna sonora è costituita da brani suonati da un violino, il quale contribuisce a creare un’atmosfera tragica e malinconica, e da un solo brano cantato: una canzone che compare per la prima volta nella scena dove Mamma Roma balla assieme a suo figlio; tale brano comparirà nuovamente diverse volte nel film, in quanto rappresenta l’unico segno di un legame affettuoso tra Ettore e la madre (questa è un’interpretazione mia). La recitazione è la parte più sensazionale di questo film. All’interno della pellicola è presente, infatti, una delle attrici più meravigliose d’Italia, per la quale è divenuta, nel tempo, un motivo di vanto davanti a tutte le nazioni del mondo occidentale: la grandissima artista Anna Magnani. Donna di straordinaria bellezza, all’interno del film (come in ogni altro in cui recita lei) la sua interpretazione è meravigliosamente spontanea, si vede molto bene che nel suo lavoro c’è la passione, il divertimento, l’amore per la settima arte. Basti solo guardare la scena iniziale: la sua bravura nel cantare gli stornelli romaneschi è irraggiungibile. Amo molto Anna Magnani, e in questo film l’ho apprezzata particolarmente. 
 
Come sempre, se siete interessati alla visione vi lascio il link del trailer qui sotto: 
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=HayNFGlebZo&t=97s" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?v=HayNFGlebZo&t=97s</a>

★ Recensione n. 6 ★

HALLOWEEN - LA NOTTE DELLE STREGHE 
Halloween - La notte delle streghe (Halloween) di John Carpenter con Jamie Lee Curtis, Donald Pleasence, Nick Castle e Nancy Kyes; USA, 1978; colore; 91’ (1 h 31 min); horror. 
Un criminale già condannato per l'omicidio della sorella scappa di prigione e torna nella città natale in cerca della prossima vittima durante la notte di Halloween del 1978. 
 
Notte di Halloween del 1963, Haddonfield. Il piccolo Michael Myers, di soli 6 anni, è in casa da solo con la sorella, che uccide a coltellate in un momento di follia. Per questo motivo viene arrestato e posto sotto la tutela dello psicologo Sam Loomis. 15 anni dopo, Myers scappa di prigione e torna ad Haddonfield, in cerca di una vittima; il dottor Loomis inizia a cercarlo. Nella notte di Halloween, il serial killer sceglierà la sua vittima: Laurie Strode, una giovane studentessa che lavora come babysitter ed ha il compito di occuparsi di un bambino proprio la sera del 31 ottobre, che per la ragazza ed alcune sue compagne di classe si trasformerà in un incubo. 
 
Questo film è stato il primo horror che ho visto (anche se avevo già visto Scream, che tuttavia non considererei horror) e ciò lo rende molto importante per me. Appena finito di vederlo, mi sono precipitato a recuperare anche gli altri sequel: quando il film si conclude, infatti, si sente subito la necessità di vedere come va avanti la storia, cosa succede ai personaggi. La trama è molto scorrevole, la colonna sonora (famosissima) rende tutto più terrificante e i personaggi sono molto ben caratterizzati, soprattutto Michael Myers (proprio per questo è il mio serial killer preferito). Le scene degli omicidi, poi, non sono molto cruente, e ciò può facilitare la visione del film anche a un pubblico impressionabile. 
 
Come sempre, se siete interessati alla visione vi lascio il link del trailer qui sotto: 
<a href="https://youtu.be/UpiDdJzRJt4" target="_blank">https://youtu.be/UpiDdJzRJt4</a>

★ Recensione n. 5 ★

NON APRITE QUELLA PORTA 
Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) di Tobe Hooper con Marilyn Burns, Gunnar Hansen, Jim Siedow e Edwin Neal; USA, 1974; colore; 84’ (1 h 23 min); horror. 
Due fratelli decidono di andare in Texas per visitare la tomba del nonno insieme a tre amici. Sfortunatamente, una volta giunti sul posto, il gruppo si ritrova a dover sfuggire ad una famiglia di psicopatici. 
 
18 agosto 1973. Texas. Sally Hardesty e suo fratello Franklin, assieme agli amici Pam, Jerry e Kirk, si recano in un cimitero a ispezionare la bara del nonno paterno di Sally e Franklin lì sepolto e la trovano intatta. Gli studenti, dopo essersi rimessi in viaggio, fanno salire sul furgone un autostoppista; dopo un po’, tuttavia, si rendono conto che l’uomo è un malato mentale e, dopo che egli ha aggredito Franklin, lo scaricano giù dal furgone. Successivamente, decidono di visitare la casa del defunto nonno di Sally e Franklin; nel frattempo, Kirk e Pam si allontanano dal gruppo e, seguendo il corso di un ruscello, entrano nel giardino di una villa. Attirati da strani rumori che provengono dall’interno, spalancano la porta (che, stranamente, è aperta) ed entrano. Improvvisamente vengono aggrediti dal mostruoso proprietario della casa, un ragazzo con problemi mentali che si esprime a versi e indossa una maschera di pelle umana: il famigerato Faccia di cuoio (in inglese Leatherface). Questi uccide le sue vittime con una motosega, le fa a pezzi e le serve in tavola per mangiarle assieme alla sua famiglia (i due fratelli e il nonno). I tre ragazzi rimanenti stanno per vivere un’esperienza terribilmente indimenticabile. 
 
Ci troviamo di fronte a uno dei film più famosi del genere horror, nonché il capostipite. Non aprite quella porta, infatti, ha influenzato parecchio i film usciti negli anni successivi, creando un sottogruppo del cinema dell’orrore: lo slasher, caratterizzato da un assassino che uccide diverse persone fino ad incontrare il personaggio che lo sconfiggerà. Il lungometraggio è uno dei più cruenti usciti nelle sale fino ad oggi ma, nonostante si tratti di un film indipendente (cioè un film prodotto senza l’aiuto di una grande casa di produzione cinematografica) girato a basso costo, è comunque fatto molto bene. La trama è scorrevole. La narrazione utilizza la tecnica del falso documentario: la voce narrante afferma che i fatti narrati nella storia sono accaduti realmente, tuttavia ciò non è vero. La storia è sì ispirata alla storia del serial killer, vissuto nel Wisconsin, Ed Gein (soggetto di cui già, negli anni ‘60, si era servito Hitchcock per creare il celebre personaggio di Norman Bates), ma le situazioni presenti nel film sono diverse dalle vicende avvenute realmente. Ad essere interessante, tuttavia, non è tanto il film in sé, quanto i retroscena assurdi e inquietanti che coinvolsero la troupe durante le riprese (vi consiglio di leggere la parte dedicata a ciò su Wikipedia): basti pensare che per il film, girato in estate quando la temperatura era molto elevata, furono utilizzati sangue reale, diverse carcasse di animali in decomposizione e ossa; le riprese stremarono talmente i membri del cast al punto di portarli a mangiare brownies alla cannabis alla fine della produzione (tutti i componenti, infatti, subirono delle ferite sul set, chi più, chi meno). 
 
Sconsiglio la visione di questo film ad un pubblico facilmente impressionabile. 
 
Come sempre, se siete interessati alla visione vi lascio il link del trailer qui sotto (purtroppo non sono riuscito a reperire quello italiano, questo infatti è in inglese): 
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=BKn9QIaMgtQ" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?v=BKn9QIaMgtQ</a>

★ Recensione n. 4 ★

BASTARDI SENZA GLORIA 
Bastardi senza gloria (Inglorious Basterds) di Quentin Tarantino con Christoph Waltz, Brad Pitt, Eli Roth e Mélanie Laurent; USA, 2009; colore; 153’ (2 h 33 min); guerra. 
Francia, Seconda Guerra Mondiale: un gruppo di soldati americani di origine ebraica viene paracadutato sul suolo francese per una missione speciale. L'intenzione del gruppo è anche quella di uccidere il maggior numero possibile di tedeschi. Per riuscire nell'impresa, i soldati si avvaloreranno anche di una serie di armi non convenzionali. 
 
Francia, 1941. Un generale nazista, Hans Landa, stermina un’intera famiglia di ebrei, tuttavia non riesce ad uccidere uno dei componenti, la giovane Shosanna, che vuole vendicare la morte di genitori e fratelli. L’occasione le si presenta quando, anni dopo, un gruppo di nazisti parigini sceglie il cinema da lei gestito per la premiere di un film di propaganda a cui saranno presenti i più importanti membri del partito nazionalsocialista: Goebbels, Göring e il Führer in persona. Shosanna, con il suo fidanzato, escogita un piano terribile quanto geniale: dare fuoco al cinema durante la proiezione del film. L’operazione desta l’attenzione di un gruppo di soldati americani, i Bastardi, i quali si occupano di uccidere nazisti per puro divertimento. 
 
Con questo film si apre la cosiddetta “Trilogia del revisionismo storico”, omaggio di Tarantino alla celeberrima “Trilogia del tempo” di Sergio Leone. Bastardi senza gloria non è un film di guerra come tutti gli altri: all’interno della pellicola, infatti, sono presenti elementi che richiamano molto il cinema western, genere molto amato da Quentin. Basti pensare allo stallo alla messicana tra un sergente americano e uno tedesco all’interno della taverna francese, o anche alle due sequenze in cui Aldo Rein (Brad Pitt) incide con un coltello le svastiche sulle fronti dei nazisti. Un altro riferimento è lo scalpo dei soldati tedeschi, pratica molto diffusa tra gli indiani d’America. Come in ogni film di Tarantino, anche i dialoghi che non c’entrano nulla con la storia riescono a suscitare l’attenzione dello spettatore. 
Penso che questo sia uno di quei lungometraggi che vanno guardati non solo in italiano, ma anche in lingua originale: sono presenti, infatti, molte sequenze (anche abbastanza lunghe) in cui vengono parlate francese, tedesco e persino l’italiano (questo film ci ha offerto un’interpretazione eccezionale di Christoph Waltz, che parla molto fluentemente le tre lingue citate). 
 
Come sempre, se siete interessati alla visione (guardatelo, ne vale la pena) vi lascio il link del trailer qui sotto: 
<a href="https://youtu.be/bkFVk4zkxu0" target="_blank">https://youtu.be/bkFVk4zkxu0</a>

★ Recensione n. 3 ★

PULP FICTION 
Pulp Fiction di Quentin Tarantino con John Travolta, Samuel L. Jackson, Bruce Willis e Uma Thurman; USA, 1994; colore; 154’ (2 h 34 min); gangster. 
Il film è composto da 4 storie: una coppia di criminali che per sbaglio ammazza un ragazzo, un killer che si innamora della moglie del suo capo, un pugile che cerca di trovare l’orologio di suo padre morto in guerra e una coppia di ladri intenzionata a rapinare un ristorante. 
 
Los Angeles. Due rapinatori, Zucchino e Coniglietta, decidono di mettere in atto il prossimo colpo nella caffetteria in cui stanno facendo colazione. I killer Vincent Vega e Jules Winnfield recuperano una valigetta dal contenuto segreto, puliscono la loro macchina insozzata del sangue di uno spacciatore con l'aiuto di Mr. Wolf e finiscono nel locale della prima storia. Vincent Vega deve portare a ballare Mia, la moglie del boss Marsellus Wallace, dalla quale è subito attratto. Il pugile Butch dovrebbe cadere al tappeto in un incontro truccato, ma l'orgoglio glielo impedisce. 
 
Forse il film più celebre di Tarantino, Pulp Fiction è, a mio parere, un capolavoro della storia del cinema. Come in ogni film di Quentin, i dialoghi sono volgarmente esilaranti (alcuni dei quali contengono diverse citazioni entrate nell’immaginario collettivo: ne è un esempio il monologo “Ezechiele, 25-17”, che non è un brano preso dalla Bibbia, a differenza di ciò che si afferma nel film, ma fu scritto completamente da Tarantino) e la trama, nonostante i quattro episodi che si ricongiungono alla fine, è facilmente ricostruibile. Ciò che io ho amato particolarmente di questa pellicola è stato, oltre all’interpretazione degli attori (che sono tutti bravissimi a dir poco), ma anche la presenza di dialoghi che, nonostante non c’entrassero nulla con la storia, sono riusciti a tenere viva la mia attenzione (un dato già riscontrato nel precedente Le iene). Se invece dovessi scegliere una scena che mi è piaciuta in particolare, ci sarebbe veramente l’imbarazzo della scelta, ma penso che sceglierei quella della gara di ballo al Jack Rabbit Slim’s, nella quale Vincent Vega (John Travolta) e Mia Wallace (Uma Thurman) ballano il twist sulle note di You never can tell di Chuck Berry, sequenza divenuta celebre e conosciuta in tutto il mondo. 
 
Come sempre, se siete interessati alla visione (guardatelo, ne vale la pena) vi lascio il link del trailer qui sotto: 
<a href="https://youtu.be/kFsnRk6e9jQ" target="_blank">https://youtu.be/kFsnRk6e9jQ</a>

★ Recensione n. 2 ★

LE IENE 
Le Iene (Reservoir Dogs) di Quentin Tarantino con Harvey Keitel, Michael Madsen, Steve Buscemi e Tim Roth; USA, 1992; colore; 99’ (1 h 39 min); gangster. 
A seguito di una rapina andata male, i membri di una gang iniziano a sospettare l'uno dell'altro perché sembra che qualcuno abbia parlato più del dovuto. 
Questo film rappresenta l’esordio di uno dei più grandi registi della storia del cinema, nonché uno dei miei preferiti: Quentin Tarantino. 
 
A Los Angeles, una gang di otto uomini (soprannominati coi nomi dei colori per nascondere le loro identità) tentano di rapinare una gioielleria, ma uno dei membri tradisce gli altri rivelando alla polizia tutti i dettagli del colpo e la rapina si trasforma in una strage. Nel corso del film, i cani da rapina (così chiamati nel titolo originale della pellicola) cercano di scoprire chi tra i membri della gang ha rivelato le loro intenzioni alla polizia, ma non solo: attraverso diversi flashback, infatti, si viene a conoscenza dei principali componenti della banda e del motivo per il quale siano stati ingaggiati per il colpo da Joe Cabot, il loro capo. 
 
La prima volta che ho visto questo film, se devo essere sincero, non mi è piaciuto per niente. Ho deciso così di guardarlo una seconda volta, e l’ho trovato un capolavoro. I dialoghi, pieni di esilaranti espressioni volgari, caratteristiche dei film di Tarantino (come ad esempio la parola “negro”, che non era più stata usata all’interno del cinema dagli anni ‘60 - ‘70), sono facili da capire: ciò rende la visione del film scorrevole. E non parlo solamente dei dialoghi presenti nelle scene “salienti”, ma anche di quelli che non c’entrano con la storia raccontata nel film, che nonostante ciò riescono a tenere lo spettatore incollato allo schermo. Quello che può rendere difficoltoso seguire la trama sono i flashback, che interrompono la storia quasi all’improvviso; tuttavia, se si presta attenzione, si riesce comunque a capire la trama e, alla fine del film, a mettere in ordine le sequenze del film. 
 
Se siete interessati alla visione, vi lascio il trailer qui sotto: 
<a href="https://youtu.be/JJZzmCj_QYY" target="_blank">https://youtu.be/JJZzmCj_QYY</a>

★ Recensione n. 1 ★

Penso che dal mio nick possiate intuire che una mia grande passione è il cinema. Siccome ci tengo a trasmettere questo mio amore verso la settima arte con voi, ho deciso di condividere con voi diverse recensioni che ho scritto e scriverò sui film che guarderò. Spero che l'idea vi piaccia. Pubblicherò uno shout al giorno con una recensione (salvo diversi casi in cui potrebbe darsi che non riuscirei a scrivere una recensione, in caso vi avviserò). Se volete essere taggati, ditemelo pure e io lo farò. Ah, e se avete qualche film da suggerirmi, fatelo pure ;) La prima recensione verrà pubblicata domani

Penso che dal mio nick possiate intuire che una mia grande passione è il cinema. Siccome ci tengo a trasmettere questo mio amore verso la settima arte con voi, ho deciso di condividere con voi diverse recensioni che ho scritto e scriverò sui film che guarderò. Spero che l&#039;idea vi piaccia. Pubblicherò uno shout al giorno con una recensione (salvo diversi casi in cui potrebbe darsi che non riuscirei a scrivere una recensione, in caso vi avviserò). Se volete essere taggati, ditemelo pure e io lo farò. Ah, e se avete qualche film da suggerirmi, fatelo pure ;) La prima recensione verrà pubblicata domani...